LA NOSTRA STORIA
INTORNO AGLI ANNI ’40, un gruppo di laici di Roma avvertì la mozione interiore di ricerca del senso della propria vita. Questa mozione percepita da persone semplici, che non facevano “vita di Chiesa” in senso associativo, ma erano sospinti a “FARE CHIESA“, li indusse a ritrovarsi e a riconoscersi gli uni nei desideri degli altri in un cammino di fede personale e comunitario.
Questo movimento dello Spirito ebbe le sue prime manifestazioni nell’esigenza – da tutti sentita – della preghiera. Vi furono incontri di preghiera in abitazioni private, pellegrinaggi ad alcuni santuari mariani che accesero il desiderio di mettere al servizio dei fratelli sofferenti la ricchezza del dono ricevuto: LA FEDE.
Fu in occasione di questi pellegrinaggi notturni al Santuario della Madonna del Divino Amore che quel primo nucleo conobbe e fu conosciuto da DON MARIO CANCIANI che poi divenne il primo Assistente Nazionale.
Il peregrinare non si limitò, così, ai soli santuari, ma divenne un imperativo confortare gli ammalati, pregare per loro e con loro, esortandoli ad accogliere la grazia del perdono nei sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia ed a condurre una vita di fede.
NEL MARZO DEL 1948, due confratelli , A. Roncaccia e V. Martini, prendendo un mese di aspettativa, (entrambi tranvieri romani), su indicazione della comunità, percorsero a piedi Roma-Pescara per visitare e pregare per gli ammalati di tutti i paesi che incontrarono sul loro cammino; la stessa cosa fecero due altri fratelli.
In quegli anni l’Apostolato conobbe una crescita numerica in alcune città d’Italia: Roma, Pavia, Subiaco, ecc. Anche in alcuni paesi dell’Umbria si fecero molti incontri, ma l’esito non fu lo stesso.
PIO SODALIZIO DI LAICI PER LE OPERE DI MISERICORDIA
NELL’ANNO MARIANO 1954 l’Apostolato si diede una denominazione indice della maturazione del momento del cammino della comunità: “Le Opere di Misericordia” intese come VISITE AGLI AMMALATI.
FU NEL 1964 che, in occasione di una visita al Centro di Pavia di due membri del Consiglio, su invito della responsabile, questi si recarono in visita ad una trentina di famiglie sparse per la campagna. Questi incontri di fede rimasero scolpiti nel cuore di quelle famiglie e nei due fratelli del Consiglio. Da questa esperienza vi fu una svolta vocazionale del Movimento: LE MISSIONI ITINERANTI che ricevettero l’incoraggiamento dell’Assistente Nazionale Don Canciani.
Si sentì così forte l’esigenza di farsi prossimi a quanti erano malati non solo nel corpo ma nello spirito e si iniziò il nuovo ciclo dell’ itineranza: LE MISSIONI POPOLARI MEDIANTE UNA SENSIBILIZZAZIONE CAPILLARE D’AMBIENTE, a partire dalle famiglie, che venivano visitate di porta in porta.
La prima missione, che aprì la via alle altre 350 (fino ad oggi)famiglie, fu a S. Vitale Baganza (PR): si andò con mota trepidazione ed un po’ di scetticismo incontro a questa nuova esperienza; ognuno attrezzato con quel poco che aveva, ma pronto a donarlo con amore. Il risultato fu strabiliante. La domenica la chiesa del paese non poteva contenere i fedeli venuti per la Messa. Per i missionari fu la conferma e la certezza che questa doveva essere la nuova attività.
Fu quindi un “segno” di chiarezza per il futuro cammino dell’Apostolato.
Nel tempo molte missioni si susseguirono e così si rese necessaria una nuova denominazione che – sempre in via ufficiosa – fosse più rispondente a ciò che si andava consolidando nella coscienza e nell’attività: “Movimento di Laici per un Apostolato Itinerante“.
Si avvertì poi la necessità di dotarsi di una mini struttura che rispondesse alle nuove esigenze del servizio che si stava rendendo alla Chiesa, nella Chiesa. Così venne elaborata dalla Comunità una “Regola di Vita” per fare il punto degli ambiti e delle modalità dell’azione apostolica del Movimento e poi uno Statuto che, in data 26 Maggio 1990 sancì la seguente mini struttura attualmente in atto:
Un Consiglio Direttivo (con 15 Consiglieri)
Un Assistente Ecclesiastico Nazionale
I Centri di Apostolato locali (con i loro Assistenti).
Itinerando per l’Italia, l’opera del Movimento fu conosciuta ed apprezzata nelle sue caratteristiche dai Padri Francescani, Passionisti e Oblati di Maria Immacolata e fu spesso richiesto di collaborare nelle loro missioni. Così la nostra metodologia si arricchì anche di queste esperienze. Mentre i religiosi tenevano i Centri d’ascolto (C.d.A.) e prediche nelle chiese, i nostri Missionari andavano di porta in porta ad incontrare le famiglie.
Talvolta ci veniva richiesto anche di tenere i C. d. A. ed è così che il Movimento fece propria quest’ulteriore opportunità di raggiungere altri fratelli valorizzando il contesto comunitario.
Considerando che le nostre missioni hanno generalmente la durata di una settimana, fino ad oggi si possono considerare fatte circa 350, tra le quali fa spicco la Missione cittadina di Castellaneta (TA) dove per un anno e mezzo furono visitate famiglie di 8 parrocchie.
GIA’ NEL 1975 iniziò a farsi sentire l’esigenza di operare nelle parrocchie, in un’azione così importante come l’evangelizzazione, in condivisione con le forze vive della parrocchia stessa. Questo cambiamento di visuale fu attuato per la prima volta nella Parrocchia romana di S. Maria della Presentazione a Torrevecchia e poi esteso a tutte le altre esperienze di Missione. Tutte le persone di buona volontà erano chiamate a collaborare.
Furono coinvolti alcuni parrocchiani anche nella visita alle famiglie. Si comprese sempre più l’importanza della pre-Missione. In quell’occasione si ebbero incontri con le religiose delle case presenti in parrocchia ed alcune di esse diedero la loro disponibilità per visitare le famiglie insieme a noi.
Crebbe il bisogno di una più piena condivisione con tutti i gruppi ed associazioni parrocchiali (A.C.I., Catechisti, Ministri Straordinari dell’Eucaristia, Gruppi Caritas, Apostolato della Preghiera, Neo-catecumenali, Carismatici, ecc…) ed è così che la fase pre-missionaria divenne più laboriosa con incontri di sensibilizzazione ad hoc dei vari gruppi perché risultasse chiaro che l’evangelizzazione non è monopolio di nessuno, appartiene alla Chiesa e tutti – secondo i vari carismi – siamo chiamati a questo munus dando così testimonianza di unità ecclesiali.
Questo accorgimento metodologico costituì una vera svolta nel Movimento perché la missione itinerante veniva finalizzata anche a risvegliare, nelle forze vive della parrocchia, la consapevolezza e l’esigenza di un supplemento di generosità e di un nuovo modo di “farsi prossimi” ai fratelli. Far riscoprire a tutti il primo mandato della Parrocchia: l’evangelizzazione e la sua missionarietà, perché è nella missionarietà che la fede si nutre, si arricchisce e cresce. Il Santo Padre ha detto: “Si diventa missionari facendo la missione”.
E’ prassi che la “condivisione”, sia in seno alla vita della comunità itinerante che in ambito parrocchiale con le altre realtà ecclesiali, vada ricercata e perseguita anche nella fase post-missionaria in tutte quelle iniziative atte a far crescere la comunione e l’identità parrocchiale di Comunità delle comunità.
UNA DATA MEMORABILE
IL 31 MAGGIO 1995 (Festa della Visitazione), il Consiglio Direttivo al completo fu ricevuto dal CARD. VICARIO CAMILLO RUINI. Nella breve Udienza il Presidente ebbe occasione di riassumere e presentare la storia e l’opera del Movimento di Laici per un Apostolato Itinerante.
Il Cardinale mostrò il suo compiacimento e annunciò in anticipo l’intenzione del S. Padre di indire una Missione cittadina a Roma ed il nostro Movimento sarebbe stato chiamato a collaborare insieme ad altri religiosi e laici per la buona riuscita della missione. Infatti partecipammo ad alcune riunioni in Vicariato e fummo inviati, come altri, a presentare un “Memorandum” sulla nostra metodologia.
In occasione di quell’udienza, al Card. Ruini facemmo presente che il Movimento – avendo Mons. Canciani da qualche anno rinunciato all’Assistenza – era alla ricerca di un nuovo Assistente ecclesiastico e che, dopo vari tentativi non riusciti, forse avrebbe avuto più successo un suo interessamento al problema. La persona che ci aspettavamo avrebbe dovuto curare la parte spirituale e saper cogliere lo spirito missionario del Movimento condividendone gli intenti e le caratteristiche di “Movimento di laici”.
Risultato: il cardinale ne prese nota e dopo una settimana il suo segretario ci chiamò per metterci in contatto col P. PIER GIUSEPPE PESCE, OFM, il quale – dopo un incontro di conoscenza reciproca – accettò l’incarico. Questa fu per noi una benedizione ed una svolta provvidenziale perché l’Apostolato beneficiò sia dell’esperienza del P. Pesce che di una spiritualità rivelatasi nel tempo assai preziosa (ritiri spirituali annuali, presenza del P. Pesce ai nostri Congressi e Convegni, alle riunioni del Consiglio Direttivo, ha sempre dato buoni frutti).
L’Udienza con il Cardinale fu cordiale e fruttuosa, prova ne fu che alla fine egli accettò di farsi fotografare con tutto il Consiglio Direttivo.
UN ESEMPIO EMBLEMATICO
In occasione della Missione cittadina di Roma, il Vicario inviò i nostri Missionari a collaborare nella Parrocchia di S. Maria delle Grazie al Trionfale. In questa parrocchia (di oltre 8.000 famiglie) si portava avanti settimanalmente un incontro di catechesi per adulti (circa 25). Inoltre il parroco si pose seriamente il problema del contatto che la Parrocchia deveva avere con le famiglie. Così – con coraggio e determinazione – decise di inserire nella pastorale ordinaria la visita alle famiglie: ogni anno visitando le famiglie di metà territorio, mettendosi in giro una volta alla settimana sia lui che i vicari-parrocchiali, coinvolgendo i laici e le religiose. Anche quest’anno i nostri missionari hanno dato il loro contributo per due settimane piene permettendo così – con tale disponibilità – di visitare e benedire le famiglie ben oltre l’obiettivo prefissato e terminando il lavoro anzitempo.
In data 13 MAGGIO 2001 il Movimento riceve anche il riconoscimento canonico da Cardinal RUINI.
UN AUGURIO
Forse è lecito sperare che – essendo il nostro intento principale il risveglio di fede, il medesimo obiettivo di ogni Parrocchia – i sacerdoti dove il Movimento è presente abbiano a valorizzare al meglio le possibilità di questi fratelli e sorelle per una Nuova Evangelizzazione che, come afferma il S. Padre, sia caratterizzata da un rinnovato fervore, nuovi metodi e un nuovo linguaggio – soprattutto il linguaggio della carità.
L’evangelizzazione è un’opportunità concreta per far crescere la comunità parrocchiale nell’unità: niente è così efficace per creare comunione tra persone con diverse caratteristiche apostoliche che lavorare insieme per il Signore, animate dallo stesso Spirito di Cristo.
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